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Lo specchio barbaro

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Descrizione prodotto

L’esordio nella poesia di Diego Crivellari, editor di una Casa Editrice padovana, che è nato e vive a Rosolina.

Riportiamo la prefazione al suo libro di Antonio Catozzi:

Il tema dell’uomo allo specchio, con il quale si apre questa raccolta di poesie, ricorda le prime pagine di Uno, nessuno e centomila (forse il più moderno tra i romanzi di Pirandello), dove il personaggio vede la propria immagine riflessa, e vedendola incomincia un’impegnativa ricognizione di sé che lo porterà gradualmente a scomporre, e infine a dissolvere, la propria identità, e l’idea stessa di uomo.

Nel tempo della crisi delle certezze, le domande radicali sono inevitabili. Chi siamo noi?
La casualità, nella situazione d’apertura inventata da Pirandello, risulta tuttavia determinante: Vitangelo Moscarda è come “trascinato” suo malgrado in un’avventura intellettuale ed esistenziale di disincanto, di distacco, di superamento (o distruzione) delle convenzioni sociali.
L’autore di queste poesie ci si presenta invece fin dall’inizio come un avventuriero consapevole; come un lucido analista di sé e del mondo che da subito – essendo immerso nella quotidianità, in quei “riti” che scandiscono le giornate facendole a volte parere assurde – vuole intraprendere un cammino di conoscenza: darsi una ragione plausibile, chiedersi che cosa c’è oltre le convenzioni, i gesti, le parvenze delle cose. Più ancora di Pirandello, è forse Montale che lo ispira.
“E ancora misuro / nelle rughe evasive / nelle rigide posture esistenziali / la tua lenta secessione da me (…)”: l’immagine riflessa nello specchio porta allo sdoppiamento dell’io, una parte del quale rimane ancorata (dentro) al passato, mentre l’altra (l’io di fuori, ridotto ad “altro”, o a pura parvenza) si trasforma, e trasformandosi suscita inevitabili domande sul tempo: su ciò che rimane, ad esempio, di “tremori impercettibili”, di “occasioni rapite” che tuttavia ritornano alla mente in folla, come un “esercito”.
La complessità dell’io è una componente fondamentale di questa poesia; le domande sul mondo, e sul senso di esso, che tutta l’animano in profondità, le danno un’ulteriore densità, uno spessore che si scioglie, a tratti, in musica.
I “riti”, nel quotidiano di Diego, sono presenti ovunque, persino nel sonno, persino nei “duelli” (“rituali” anch’essi) di un sorprendente don Chisciotte: grande archetipo introdotto qui come simbolo, forse, di una vita antieroica e tutta in salita. Un don Chisciotte che “cavalca verso l’occaso”, verso un sole che tramonta, e che non può sfuggire alla dialettica tra attesa e rassegnazione, tra rassegnazione e attesa.
Davanti allo specchio, a radersi a tarda notte (in un’altra poesia che richiama quella d’apertura), non c’è un uomo proiettato nel “trantran” del giorno dopo come in una fila di lucide certezze; c’è invece, sotto la luce irreale del neon, una “scarna figura pensosa / che non attende soluzioni / (…) né pigri e fortuiti atti / di saltuaria redenzione”.
“Redenzione”: un’idea che è affermata nel momento stesso in cui la si nega. Può darsi dunque che ci sia – per dirla con Montale – una maglia rotta nella rete dell’esistenza, un “anello che non tiene” nella catena degli eventi che in sé appaiono assurdi. Anche Diego ci parla – come faceva Montale – di poeti scoronati e privi d’alloro, invischiati in una quotidianità soffocante; anzi, più decisamente, di un “poeta mai laureato” il cui sguardo si proietta fuori da (o è puntato su?) una “vetrina spenta / di un vecchio negozio”, a cercare bagliori di verità; a chiedere “se è lecito sperare / in una sola pausa d’amore”.
La soluzione qui è musicale, nella consonanza che lega “amore” a “sperare” assecondando il ritmo piano del verso. Altrove, in modo anche più limpido: “Osservo il viso slavo / di Maria, mentre si compie / il mio tirocinio serale”.
Quel “viso slavo” che immaginiamo sorridere enigmaticamente, come Beatrice, o come la Gioconda, rimane impresso nel cuore. Porta, con l’insonnia, una “serena inquietudine”; riaffaccia la speranza di una redenzione promessa e mai raggiunta; e fa concludere Diego, musicalmente, in anagramma: “sono salvo”.

Antonio Catozzi

Titolo: Lo specchio barbaro
Autore: Diego Crivellari;
Editore: Apogeo Editore
Formato MOBI
ISBN: 9788888786605

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