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L’antropologia drammatica in Hans Urs von Balthasar

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Questo lavoro presenta il cuore pulsante della antropologia balthasariana centrata sul dinamismo della relazione sempre presente tra due libertà: la libertà di Dio e la libertà dell’uomo. Tale dinamismo è drammatico nella misura in cui i soggetti coinvolti nella relazione esercitano la propria libertà l’uno nei confronti dell’altro. Solo in questo caso infatti è possibile un’esistenza drammatica e non tragica. Soltanto nel caso in cui non si concepisca Dio come lontano e inaccessibile (il Totalmente Altro), ma come Colui che è entrato nella storia dell’uomo come uomo e si è fatto compagno all’uomo, senza per questo cessare di essere Sé stesso, si dà per l’esistenza umana dramma e non tragedia.
Possiamo dunque affermare insieme a Balthasar che non vi è altra drammatica all’infuori della teodrammatica.
Nell’illustrare i due personaggi del dramma all’interno di questa relazione abbiamo seguito il nostro autore nel suo duplice e bipolare movimento di pensiero che prende le mosse da un indagine per dir così in naturalibus proseguendo fino a quando l’insufficienza di tale riflessione necessiti un cambiamento di prospettiva che muova da Dio.
Il primo capitolo si occupa del rapporto tra la libertà finita e infinita come condizione preliminare per lo svolgimento del dramma.
La libertà finita è caratterizzata da due momenti strutturali: possibilità di disporre liberamente di se stessi e apertura universale. In forza di questi due inseparabili momenti l’uomo sperimenta l’apparente contraddizione di essere libero e al tempo stesso in cammino verso la sua libertà, muove liberamente sé stesso, è responsabile del suo destino e contemporaneamente sperimenta la sua dipendenza ritrovando in se stessa uno spazio illimitato di realizzazione, una tensione verso l’Assoluto che non è in grado di raggiungere con le sue sole forze e che non può realizzare nel conseguimento di nessun bene finito. A partire da questa condizione finita Balthasar fa scaturire il pensiero limite dell’autoapertura della libertà infinita nei confronti della libertà finita.
Una libertà infinita intesa come capacità personale di disporre sovranamente di sé ha inizio solo nel Nuovo Testamento prima del quale non è possibile pensare un rapporto significativo tra le due libertà. Solo in Cristo viene spezzata la barriera della reciprocità assente e realizzata una compiuta reciprocità.
Abbiamo poi seguito il nostro autore nel suo sintetico schizzo antropologico impostato sulla polarizzazione quale caratteristica dell’essere contingente.
Tre sono le coppie polari che caratterizzano l’uomo: spirito-corpo, uomo-donna e individuo-comunità.
Tali tensioni sono tutte qualificate da una naturale polarità e contestualmente da una innaturale lacerazione e trovano nella morte uno dei vertici della esistenza drammatica dell’uomo. Tali tensioni trovano stabilità e vengono tese ulteriormente a partire dalla svolta cristiana nella quale si manifesta la libertà infinita e si sviluppa un nuovo dinamismo.

Titolo: L’antropologia drammatica in Hans Urs von Balthasar
Autore: Francesco Tosi;
Editore: Francesco Tosi
Formato MOBI con Digital watermarking
ISBN: 9786050301540

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