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COLLANA PAROLA AZZIMA – PARTE QUARTA : IL DONO DELLO SPIRITO SANTO DI GESU’ RISORTO è L’EREDITA’ DEI NATI DI NUOVO
Proprio nel giorno della Pentecoste (in cui nell’Antica Alleanza si celebrava la stipulazione del Patto che Dio aveva stretto con il suo popolo tramite il mediatore-uomo Mosè), lo Spirito Santo di Gesù, il Solo Sommo Sacerdote e Mediatore della Nuova Alleanza, avendo sigillato con il suo sangue il Patto di riconciliazione con il Padre a beneficio di tutti i credenti in Lui, scende dall’Alto sui suoi seguaci, uomini e donne, radunati in numero di 120, e li battezza con la seconda dispensazione di Spirito: quello della sua potenza (Atti 2,1-4; Atti 2,12-18).
E’ assai significativo che il termine greco βαπτίζω (baptίzo), da cui ‘battezzare’ e ‘Battesimo’, significa non solo ‘immergere’ nel senso di ‘seppellire’ dentro le acque (sia pur per qualche secondo); ma anche ‘sommergere’ nel fiume dello Spirito.
Da questo momento, noi vediamo come i discepoli vadano dappertutto ad evangelizzare con autorità, e la loro predicazione sia accompagnata da liberazioni, guarigioni, miracoli, cioè dai molteplici doni (I Cor.12) e dai cinque segni della potenza dello Spirito Santo di Gesù (Marco 16,17-18).
17 Or questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio cacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove; 18 prenderanno in mano dei serpenti; e se pur bevessero alcunché di mortifero, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli infermi ed essi guariranno. (Marco 16,17-18).-
Pertanto, per quel che concerne specificatamente la Pentecoste ed il Battesimo di potenza, il punto centrale è questo: che lo Spirito Santo di Gesù Risorto scende con potenza sui 120 credenti della prima comunità, conferisce loro l’autorità di predicare per tutta la terra, di operare segni e miracoli, come figli e figlie di Dio nati di nuovo, come ministri, sacerdoti ed eredi di tutti i doni e le infinite ricchezze del Padre.
Qualora alla predicazione della Parola non seguano i cinque segni e i doni dello Spirito promessi, quelle forme religiose non detengono alcun sigillo di convalida dal Padre Celeste, né di Salvezza efficace a Vita eterna.
Il Mandato che, nell’Antico Patto (contratto in quei medesimi giorni dell’anno corrispondenti alla Pentecoste), il Padre aveva conferito, tramite Mosè, alla casta dei sacerdoti dell’Israele etnica, ora viene loro tolto (Matt.21,43), e dato, grazie alla Nuova Alleanza instaurata dal Sacrificio dell’Agnello di Dio, ad un altro popolo, che non si contraddistingue più per essere una particolare etnia, né, tantomeno, per essere circoscritto ad una casta sacerdotale esclusiva.
Ai capi sacerdoti del tempio di pietra, i quali si erano accostati a Lui per chiedergli arrogantemente: ‘Con quale autorità fai tu queste cose? E chi t’ha data codesta autorità?’ (Matt.21,23), Gesù risponde:
Io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti (Matteo 21,43).-
Tale gente è, appunto, il popolo santo dei nati di nuovo in Cristo, battezzati per immersione totale nelle acque e battezzati di Spirito, il popolo dei salvati per grazia mediante la loro fede, ossia di tutti coloro che, appartenenti a qualsiasi razza o nazione (compresa Israele), credono in Gesù (Parola della Vita) e lo ricevono nel loro cuore.
In forza della loro fede, essi divengono figli di Dio e sacerdoti a Lui, ottenendo l’eredità spirituale del Padre nostro: lo Spirito del suo Figliuolo Gesù (Gal.4,6), Unico Sommo Sacerdote e Mediatore del Nuovo Patto di potenza, compiuto in novità di Spirito e non in vecchiezza di lettera (Rom.7,6).
Tutti coloro che appartengono a questo nuovo popolo, formano il corpo e il Sacerdozio di Cristo, non in virtù di opere proprie, ma in quanto santificati (Giov.17,19), cioè resi santi, dall’Opera della croce e dallo Spirito Santo del Salvatore, loro Unico Sommo Sacerdote in eterno (Ebr.7,17).
E’ il medesimo Signore che opera tutte le cose in tutti (I Cor.12,6): ed è perciò che noi riceviamo i suoi doni quando chiediamo che lo Spirito si manifesti attraverso di noi per l’utile comune (I Cor.12,7), cioè a beneficio dei fratelli e delle sorelle della fedele chiesa di Cristo, e di tutti quelli che sono lontani da Lui e che l’Iddio nostro vuole chiamare a ravvedimento (Atti 2,39).
Se l’intento sincero del nostro cuore è quello di mettere i doni dello Spirito al servizio delle anime per portarle a conoscere Colui che è il Vero, affinché bevano gratuitamente della fonte dell’acqua della Vita, allora il Padre risponderà alla nostra richiesta di ricevere le grazie del Consolatore.
Titolo: Parola Azzima. Parte quinta
Autore: Marina Bagni;
Editore: Youcanprint Self-Publishing
Formato EPUB
ISBN: 9788891143358
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