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COLLANA PAROLA AZZIMA – PARTE SETTIMA – CULTI ANTIBIBLICI DI MORTI, SANTI, ANGELI E DELLA CREATURA MARIA – SACRIFICIO ANTIEVANGELICO DELLA ‘MESSA’
La religione cattolica romana favorisce ed intensifica il culto dei morti, dei martiri, dei cosiddetti ‘santi’, e degli angeli, specialmente dal quarto secolo d.C., in seguito alla cessazione delle persecuzioni e all’alleanza stretta con l’imperatore Costantino. Questo trova la sua radice velenosa, in primo luogo, nell’esigenza sentita dai membri dell’abusiva casta clericale di adattare il loro ‘cristianesimo’ di comodo alla religione politeista dell’impero, uniformandosi ai desideri dell’imperatore romano, cui premeva che i vecchi culti politeisti non fossero scalzati bruscamente, per non creare tumulti nella popolazione.
Infatti, presso i romani, il culto dei morti era tenuto in gran considerazione, rappresentava una importante espressione della loro cultura e della loro civiltà. Secondo il pensiero romano, le anime, liberate dai corpi, si trasformavano in essenze divine (manes) che, con la loro presenza, rendevano sacri i luoghi di sepoltura. I luoghi e i monumenti funerari erano pertanto ritenuti sacri, e venivano consacrati ai ‘manes’, che si riteneva ne fossero i legittimi possessori.
Sul fronte cattolico, dapprima il culto si riferisce, in principal modo, ai ‘martiri’, sia veri sia presunti; poi si amplia a coloro che son chiamati ‘confessori’, ossia a quelli che, pur non essendo stati martirizzati, hanno comunque dato esempio di fermezza nella fede. Infine arriva a comprendere un gran numero di individui definiti ‘santi’, molti dei quali leggendari, che si sarebbero distinti per particolari ‘meriti’ o ‘virtù’ personali, fatto questo, come sappiamo, in totale contrasto con quello che insegna la Parola di Dio testimoniata nella Bibbia.
Tale forma di culto alle creature, in opposizione a quanto ordinato nel Nuovo Testamento, veniva tollerata volentieri, e spesso incoraggiata, dalle autorità religiose, che potevano allungare così la lista dei nomi da proporre all’attenzione del popolo, in sostituzione delle consuete divinità pagane.
Le sottigliezze di significato ipotizzate fra i termini ‘venerare’ (cioè ‘servire’) e ‘adorare’, con cui i teologi cattolici cercano di giustificarsi, non hanno il benché minimo valore, poiché la Scrittura dimostra con evidenza la loro erroneità: ‘venerare’ (cioè ‘servire’) non è altro, infatti, che il corrispondente termine pagano (e quindi extra-Biblico) di ‘adorare’.
Il termine Biblico ‘prostrarsi’, che è sinonimo di ‘portare il culto’ (Deut.4,19) e ‘adorare’ (Matt.4,9-10), è altresì equivalente a ‘servire’ (Es.20,5; Deut.5,9; Deut.11,16; Deut.29,25):
2 Io sono l’Eterno, l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù. 3 Non avere altri dèi nel mio cospetto. 4 Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; 5 non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servire loro. (Esodo 20,2-5).-
E’ più che palese, sin dal primo comandamento dato dall’Unico Vero Dio agli uomini, che Egli ci ha tratto fuori dall’Egitto, cioè dal paese degli idoli, chiamato anche la ‘casa di servitù’, ossia il luogo ove si servono le statue e le immagini, per riscattarci da quei culti vani e per insegnarci la Via della Vita.
Perciò ‘portare il culto’ (Deut.4,19; Ezech.20,32; Matt.4,10), allo stesso modo che ‘prostrarsi’ (Deut.4,19; Matt.4,9), nella Scrittura, è sinonimo di ‘adorare’ (Matt.4,9-10):
8 Di nuovo il diavolo portò seco Gesù sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: 9 Tutte queste cose io te le darò, se, prostrandoti, tu mi adori. 10 Allora Gesù gli disse: Va’, satana, poiché sta scritto: ‘Adora il Signore, Iddio tuo, ed a Lui Solo rendi il culto’. (Matteo 4,8-10).-
Il comando dell’Unico Vero Dio è di non ‘prostrarsi’, cioè di non inginocchiarsi, di non inchinarsi, di non mandare baci in segno di devozione, davanti ad alcuna creatura viva o morta, né ad alcun simulacro o immagine.
La prescrizione dell’Eterno è di non ‘rendere il culto’ a niente e a nessuno tranne che a Lui, ossia di non inginocchiarsi, di non rivolgere preghiere o invocazioni a nessuna entità, né statua, né immagine, né manifattura, né reliquia; di non accendere lumi; di non bruciare profumi; di non portare fiori o altri segni di riverenza; poiché tutte queste azioni rientrano nella sfera della ‘adorazione’, che deve essere rivolta esclusivamente al Creatore.
Nei Sacri Testi l’ordine del Signore è di non ‘servire’ a questi idoli, ovvero di non ubbidire e di non sottomettersi, di non prestare deferenza a loro, di non riconoscere una loro immaginaria ‘superiorità’ sopra noi, di non dipendere dalla loro presunta ‘autorità’ o ‘influenza’.
Queste innegabili Verità, che stanno sotto gli occhi di tutti da millenni, nei Sacri Testi, rispecchiano perfettamente la pericolosità delle operazioni di devozione che i vescovi apostati lasciavano praticare al popolo, fingendo di aver ‘cristianizzato’ l’impero romano. Al contrario, essi stessi erano stati fatti ‘servi’ del paganesimo, ed avevano assoggettato ad esso quel ‘cristianesimo’ (ormai corrotto in cattolicesimo) che dicevano di rappresentare. Così, di abominazione in abominazione, di simulacro in simulacro, di idolo in idolo, di effigie in effigie, si sono sempre più traviati nelle loro menti e nei loro cuori, e, poiché hanno disprezzato la Parola di Dio, il Signore li ha allontanati da sé e dalla reale comprensione delle cose sue sante.
Anche il cerimoniale concernente la cosiddetta ‘messa’ cattolica (IV sec. d.C.) è una pratica contraria all’Evangelo, definita impropriamente come ‘sacrificio’. Tale anti-Biblico ‘sacrificio’ di uomini offende ed occulta il Sacrificio della croce, che è stato offerto Una Sola Volta per sempre da Gesù, il quale è Unico Mediatore del Nuovo Patto e Sommo Sacerdote in eterno (Ebrei 10,3-10).
Qualsiasi mediazione tra il Figliuolo e il Padre suo, da parte di una casta di officianti umani secondo Antica Alleanza, è del tutto impropria e negatrice del significato stesso dell’Opera compiuta dal Redentore, che ha offerto se stesso al Padre senza intromissione di uomini (Ebrei 7,26-27).
L’altare dei sacrifici secondo Antico Patto è stato abolito: nella Nuova Alleanza non c’è ‘altare’ visibile di pietra o di marmo; se c’è ancora, nelle false chiese, è a causa della disubbidienza degli uomini. L’altare è spirituale: è l’Opera della croce, sulla quale Gesù si è immolato, cioè si è dato di sua volontà in olocausto Una Sola Volta per sempre, e poi è Risorto!
Noi abbiamo un altare (la croce) del quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono il tabernacolo. (Ebrei 13,10).-
La ‘vittima’ è Risorta! Non c’è più luogo ad offerta per il peccato fatta da uomini (Ebrei 10,11-18). Dopo la croce, non c’è più ‘altare’, non c’è più ‘vittima’ (in latino ‘ostia’).
Nel medesimo periodo, ossia intorno alla seconda metà del quarto secolo, i vescovi cattolici, avendo stretto alleanza con l’impero romano e non potendo evitare di scendere a compromessi con la religione pagana, hanno temerariamente deciso di spostare l’attenzione dal Creatore alle creature, hanno accentuato l’importanza, come dicevamo, degli angeli, dei martiri, dei cosiddetti ‘santi’ e della madre di Gesù; e son giunti persino ad approvare, in totale dispregio della Santa Scrittura, che si portasse loro il culto attraverso statue e immagini.
Già al principio del quinto secolo, il titolo di ‘madre di Dio’, dato impropriamente a Maria, era diffuso al punto, che suscitò le proteste di Nestorio, patriarca di Costantinopoli, il quale, nel 428 d.C., confutò tale qualifica, proponendo, secondo Verità Biblica, quella di ‘madre di Cristo’. Ma i chierici romani si schierarono col vescovo di Roma Celestino, difensore dell’idolo della ‘magna mater’, e diedero addosso al povero Nestorio, allo scopo di acquisire meriti presso il potente vescovo e di salire nella graduatoria delle cariche e delle prebende curiali. L’idolo della ‘magna mater’ (o ‘madre delle madri’) era ormai arrivato al pericoloso stadio di ‘tabù’: era praticamente diventato ‘intoccabile’.
La giusta richiesta del suo ridimensionamento suscitò un tale scalpore che si addivenne, nel 431, alla convocazione di un ‘concilio ecumenico’ ad Efeso, al termine del quale, nonostante le forti contestazioni, prevalse la volontà del vescovo di Roma Celestino, il quale fece confermare dai suoi cortigiani la definizione di Maria quale ‘madre di Dio’, in mezzo a entusiastiche lodi e clamorose celebrazioni del ‘primato del vescovo di Roma’ sopra tutto e tutti. Il ‘totem mariano’ rimase in piedi; ma il trionfo del ‘princeps romano’ fu di breve durata: l’anno dopo morì. Purtroppo, le conseguenze della sua accanita lotta per favorire la ‘divinizzazione’ della ‘magna mater’, e per promuoverne sempre più l’idolatria, non scomparvero insieme con lui; ma da allora discesero, attraverso i secoli, insieme con la religione cattolica romana che le alimentava, approdando sino ai nostri giorni, apparentemente ancora irrisolte.
Eppure la Bibbia parla chiaro, sia nell’Antico come nel Nuovo Patto: Il culto portato a qualsivoglia ‘creatura’ è una abominazione politeista. Inoltre, il Dio Vivente proibisce di farsi statue, sculture, incisioni, bassorilievi, immagini, effigi, simulacri, grandi e piccoli, di qualunque genere (Esodo 20,2-6). Non si ‘porta il culto’, non ci si ‘prostra’, non ci si inginocchia, non si ‘adora’, non si ‘venera’ (cioè non si ‘serve’), non si ‘prega’ la ‘creatura’, ma soltanto ed unicamente il Creatore (Matt.4,10-11; Rom.1,25).
Inoltre l’Evangelo eterno vieta qualsiasi ‘culto’ o ‘venerazione’ (sinonimo pagano per ‘servitù’) di speciali ‘santi’: perché santi, cioè santificati, siamo noi tutti nati di nuovo, figli (e figlie) di Dio per adozione, dopo che abbiamo ricevuto la Salvezza a Vita eterna per grazia, mediante la fede in Cristo.
I vescovi disubbidienti intuivano quali enormi proventi avrebbero potuto ricavare dal favorire ulteriormente i ‘traffici’ di statue, immagini e oggettistica varia. Incoraggiare sempre più la gente alle ‘pratiche idolatriche’, e alle ‘cerimonie’, ‘riti’, ‘processioni’, ‘visite ai santuari’, che esse comportano, si sarebbe tradotto, per loro, in un aumento imponente delle entrate della tesoreria papale, i cui forzieri necessitavano in continuazione di essere riempiti.
Gli officianti romani, alla fine, per incontenibile brama di lucro, nell’ottavo secolo, riuscirono a condannare come ‘eretica’ la ‘iconoclastia’, cioè l’ubbidienza agli ordini dell’Altissimo, e ad approvare invece l’empia ‘conservazione’, ‘fabbricazione’ e ‘venerazione’ delle statue e delle immagini, ponendosi, pertanto, nella scomoda posizione di ‘accusatori’ e ‘giudici’ del Signore stesso.
La distruzione degli idoli, delle statue, delle immagini, ovvero la ‘iconoclastia’, dal greco ‘εικών’ (eikόn), immagine, e ‘κλάω’ (klάo), spezzo, è un preciso comando del Dio Vivente, sia nell’Antico, sia nel Nuovo Patto; e non è eludibile per chi vuole appartenere alla Vita, per chi vuole seguire Dio e non lo spirito della ribellione, della menzogna e della morte (chiamato Biblicamente ‘diavolo’ o ‘satana’). Il Dio della Bibbia ha sempre comandato agli uomini, nelle sue Scritture, per il loro stesso bene, non soltanto di non fabbricarsi idoli nuovi, ma anche di distruggere gli idoli già esistenti, le statue, le immagini, gli altari, i talismani e ogni genere di manifattura e di oggettistica che pretenda di raffigurare Lui stesso e le sue cose sante (Atti 17,22-31).
I membri della congrega romana, innalzandosi sopra tutto e tutti, in dispregio assoluto delle Sante Scritture, giungono, nella loro avidità di potere temporale, al colmo di dichiarare ‘eretico’ persino l’Altissimo stesso, che vieta nel modo più assoluto di farsi qualsiasi tipo di statue o di immagini e di ‘prostrarsi’ davanti ad esse (Esodo 20,1-6). Così facendo, essi hanno preteso di sostituirsi all’Eterno, di modificare la sua Parola inerrante e perfetta, di tagliarla, di scempiarla, per cercare di camuffare e di coprire le loro deviazioni idolatriche.
Titolo: Parola Azzima. Parte settima
Autore: Marina Bagni;
Editore: Youcanprint Self-Publishing
Formato MOBI
ISBN: 9788891143389
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