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È per me motivo di soddisfazione presentare questa monografia sulla plagiocefalia posizionale stilata e composta dalla competenza e dall’interesse di Loretta Duria per questo argomento.
Pur trattandosi di una nicchia ultraspecialistica che coinvolge di volta in volta Neurochirurgo, Pediatra, Chirurgo maxillofacciale, si tratta di un problema piuttosto frequente, sottovalutato talora, più spesso motivo di ansia e preoccupazione da parte dei genitori cui va fornita adeguata risposta.
Quando molti anni fa iniziai a occuparmi della Neurochirurgia pediatrica con il Prof. Longatti e sotto la direzione del Prof. Carteri, la caratterizzazione della plagiocefalie posizionali era solo agli esordi e non era infrequente la confusione fra plagiocefalia posizionale reversibile senza trattamento chirurgico e le forme craniostenostiche che richiedevano trattamenti invasivi e dai risultati estetici non sempre eccellenti.
Plagiocefalia deriva dal greco plagiòs che significa obliquo e kephalé che significa testa ed è la più frequente deformità cranica dell’infanzia: il capo assume una forma a parallelepipedo e viene diagnosticata semplicemente osservando la testa dall’alto.
La plagiocefalia posizionale è causata dalla ripetuta e prolungata pressione esterna che si esercita su un solo lato dell’ occipite durante la vita fetale o neonatale, quando cioè le ossa sono particolarmente malleabili, determinando l’appiattimento unilaterale del cranio, con prominenza della bozza frontale e della pinna auricolare dallo stesso lato.
L’incidenza della plagiocefalia posizionale è aumentata negli ultimi vent’anni circa, da quando cioè l’American Academy of Pediatrics (AAP) ha dato precise indicazioni sulla corretta posizione, supina, che il neonato deve assumere durante il sonno per evitare la morte improvvisa in culla (SIDS).
Questo però ha portato a un progressivo incremento della plagiocefalia posizionale che ha costretto l’AAP a far uscire delle nuove disposizioni per cercare di contrastarla, giocando sostanzialmente sulla variazione della posizione del capo durante il sonno, in modo da evitare che gravi sempre sullo stesso lato; a tutt’oggi l’incidenza non è però significativamente diminuita, variando dal 2% al 47% a seconda dei criteri diagnostici usati.
La plagiocefalia posizionale è una forma non sinostotica, cioè non patologica, e che non richiede il trattamento chirurgico. Non va confusa con la plagiocefalia sinostotica, cioè con la malformazione congenita legata alla patologica e precoce saldatura della sutura coronarica monolaterale che si traduce nella deformità craniofacciale nota come “maschera d’Arlecchino”. In questo caso, è richiesto l’approfondimento diagnostico con TAC o RMN cerebrale, sulle quali pianificare l’intervento chirurgico correttivo.
È importante sottolineare che la prognosi della plagiocefalia posizionale è sempre favorevole e che le deformità molto lievi sono a risoluzione spontanea. Le deformità più marcate richiedono la correzione con il trattamento combinato di terapia manuale e tecniche di riequilibrio posturale, mentre nei casi più gravi è utile l’uso di un caschetto modellante.
Il risultato estetico, funzionale e posturale, come è stato compiutamente approfondito nel testo, sarà tanto migliore quanto più precocemente si interverrà con le opportune misure terapeutiche. Il primo passo quindi è quello di preservare la rotondità del cranio del neonato con poche semplici regole che vanno insegnate ai genitori fin dai primi giorni di vita.
Dr.ssa Grazia Marina Mazzucco
Neurochirurgo
Responsabile dell’U.O.S. di Neurochirurgia pediatrica presso la Struttura complessa clinicizzata di Neurochirurgia dell’ULSS n.9 Direttore Prof. Pierluigi Longatti
Ospedale Ca’Foncello Treviso.
Titolo: Plagiocefalia in età Pediatrica
Autore: Loretta Duria;
Editore: Cavinato Editore
Formato MOBI con Digital watermarking
ISBN: 9788869821899
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