Descrizione prodotto
Abbiamo memoria degli avvenimenti che ci hanno segnato con impronte importanti.
Ci sorprendiamo talora in sogni esaltanti o in melanconie di rimpianti per frammenti di vita perduti che ancora riviviamo in un dopo di impressioni incancellabili.
Le bellezze, gl’innamoramenti, le meraviglie, gl’incanti di una Tripoli bianca, incastonata nel seno mediterraneo, quasi una conca ospitale d’abbraccio col mare di perle e l’infinito deserto e l’oro vivace delle dune cangianti sono ricordi indimenticabili.
Tripoli, antica dimora dei Fenici, appartenuta ai Greci, Romani, Vandali, Normanni, Bizantini, Spagnoli, Cavalieri dell’ordine di Malta e Italiani. I Turchi vi penetrarono con molta difficoltà e le tribù arabe si succedettero l’uno all’altra sempre nel terrore delle lotte, secondo il cerimoniale delle antiche corti.
Erano abitudine le conquiste coatte .
Talora i nuovi padroni restavano ammaliati da una Libia affascinante, tali da cambiare l’altezzosità del dominio in impronte benevoli del loro carisma particolare.
Nell’era del fisico Eratostene (n. Cirene, Libia, 273 a.c – m. Alessandria, Egitto 192 a.c.) sono state trovate scritture in lingua libico-berbera qua e là nel continente americano e tradotte dai così detti “diffusionisti” con a capo il prof. Barry Feller.
Vi si leggono contatti di marinai e navigatori libici che, nelle loro esplorazioni oceaniche, hanno avuto contatti con le genti delle isole oceaniche e lungo la costa cilena.
Si evince che i libici furono un popolo di navigatori
Dal disfacimento dell’impero romano sino alle vicende anterisorgimentali l’Italia non aveva realizzato ancora il sogno di nazione che riteneva le spettasse di diritto…
Intanto stati europei, arbitri delle sorti dei paesi ritenuti più deboli, si erano divisi il grande mondo.
L’unità d’Italia, finalmente raggiunta con la sopraffazione risorgimentale, carezzò, perché potesse contare di più a fianco delle grandi potenze, il sogno coloniale.
Era strategico per l’Italia avere un posto al sole nell’aria mediterranea. Aveva avuto prelazione sulla Tunisia, ma impegnata nell’azione risorgimentale, ne lasciò alla Francia l’impresa colonialista..
L’Egitto era stato impegnato dall’Inghilterra. Restava la possibilità della Libia, dell’Eritrea, dell’Abissinia e parte della Somalia non inglese.
Col favore del Regno Unito l’emiro Sidi Muhammad Idriss al Mahdi el Senussi, fu proclamato primo ed unico re della Libia.
L’occupazione della Libia da parte degli italiani, iniziata nel 1911, fu conclusa nel 1930. Re Idriss fu obbligato all’esilio in Egitto, da dove organizzò guerriglie contro gl’italiani.
Il governo degli Italiani nella nuova colonia fu molto saggio; in pochi anni la Libia raggiunse una notevole prosperità economica ma l’occupazione italiana non fu per niente gradita al popolo libico. Lo scontento reazionario fu guidato da Omar al Mukhtar, un condottiero ben voluto dalla sua gente. Il gen. Graziani sedò le sommosse con metodi duri. Mukhtar fu ferito in uno scontro a fuoco e catturato l’11 settembre 1931. Trasferito, via mare a Bengasi, fu processato, ritenuto colpevole e condannato a morte. La popolazione, complice di avere aiutato e nascosto Mukhtar, fu deportata in massa nei campi di concentramento tra stenti e privazioni.
Le vicende della seconda guerra mondiale consegnarono la Libia alle truppe britanniche e francesi.
Poi le Nazioni Unite, cui fu demandato il compito di riordinare lo stato libico, consegnarono la Libia al Gran Senusso emiro islamico, Idriss el Senussi, nominato capo del governo.
Nel 1951 la Libia fu dichiarata indipendente. Ma i nemici erano dentro. La corrente panaraba, preminente, fu sempre sfavorevole a re Idriss che fu obbligato a cacciare dallo stato sei mila ebrei e il suo soggiorno in Turchia per malattia diede al colonnello Mu’Ammar El-Qadhdafi e al suo esercito la possibilità di insediarsi, il 1 settembre 1969, instaurando il nuovo potere dittatoriale.
Completamento dell’esodo di tutte le forze americane e britanniche fu emanato, in data 21 luglio 1970, un decreto di confisca per “restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpati dagli oppressori” e furono espulsi 20.000 italiani. La confisca significò la perdita di tutti gli averi, compresa la casa e tutte le suppellettili e quanto altro avevano con tanti sacrifici realizzato.
Gli italiani portarono con sé anche le salme dei propri cari, perché correva voce che il nuovo dittatore avrebbe smantellato il cimitero italiano di Hammangi.
La storia ammette le sofferenze subite dal popolo libico nella colonizzazione italiana nel tormentato periodo del generale Graziani: l’occupazione non è distensione. Ma quale responsabilità potevano avere gl’italiani residenti e nati in Libia? L’espulsione dalla loro terra natia fu la più grande umiliazione, aggravata dall’indifferenza dei nostri politici. In quel periodo nulla si seppe del dramma vissuto dagli italiani vissuti e nati in Libia; solo alcuni necrologi sui quotidiani diedero notizia del rientro in Italia di salme di compatriotti deceduti in Libia.
Tra le pagine di questo romanzo risalta come il protagonista scrittore non si dà pace per la feroce azione di Mu’Ammar El- Qadhdafi che con violenza e disprezzo confiscò tutti i beni ed espulse i 20.000 italiani residenti e nati in Libia e nel suo dolore per l’umiliazione subita, aggravata dall’indifferenza dei compatrioti in patria, dichiara che non tornerà più in Libia perchè offeso e umiliato di apparire al mondo, unitamente ai suoi compaesani, costituenti il “popolo tripolino italiano”, come responsabile delle malefatte del colonialismo … e perché troverebbe una città straniera ricca di palazzoni e grattacieli. Il popolo tripolino italiano, semmai è vittima del risentimento odioso di Gheddafi, della politica coloniale perseguita dai governanti italiani del tempo e dell’indifferenza dei compatrioti in patria. La dignità di un popolo è molto più importante della stessa vita.
Titolo: Tripoli la bianca sposa del Mediterraneo
Autore: Nino Lacagnina;
Editore: Youcanprint
Formato MOBI
ISBN: 9788891116543
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